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QUAR19 RICERCA DELL’UOMO, RICERCA DI DIO

XV EDIZIONE

MARTEDÌ 2 APRILE 2019


 

Se Verona non fosse un’arena, si potrebbe dare spazio a due filosofi che hanno qualcosa di interessante da sottoporre alla nostra attenzione. Si potrebbe fare un’analisi critica e ponderata che tenga conto di qualcosa di cui ci si dimentica spesso. La storia, ma anche il buonsenso.

Ma dal momento che Verona è stata un campo di battaglia in cui ideologie e metodologie contrapposte si sono giocate le ultime carte, a noi non resta che aprire la piazza di QUAR19, un luogo libero e aperto alla riflessione.

Recalcati e Galimberti hanno molto da dire su questo. E per noi è un piacere ascoltarli.

Marialaura Bonaccio

 

La vera legge dell’amore è il rispetto dell’altro nella sua differenza

La vita umana non vive di istinti, ma si nutre della luce della parola. Quella che davvero feconda la vita rendendola degna di vita, istituendola come vita di un figlio. Quella parola che nomina e riconosce in una vita particolare non la manifestazione anonima della natura, ma una vita umana, vita portata da un nome proprio. Vi sono padri e madri naturali che hanno abbandonato i loro figli, che non sono mai diventati genitori, che non hanno alcun interesse per la vita dei figli che hanno naturalmente generato. Vi sono coppie eterosessuali che non hanno nessuna idea di cosa sia l’eteros, il rispetto e l’ammirazione per la differenza dell’altro che la lezione dell’amore esige. L’eterosessualità, diceva Lacan, non è mai riducibile ad un dato dell’anatomia, ma è la postura fondamentale dell’amore: è davvero eterosessuale chi sa amare l’altro nella sua differenza. Può esserlo o non esserlo, con le stesse possibilità, una lesbica, un omosessuale o un cosiddetto eterosessuale. Quello che fa davvero la differenza è la legge dell’amore e non la legge della natura. È il cuore della predicazione cristiana. Dove questa Legge è operativa c’è rispetto per l’eteros, per la differenza assoluta dell’altro; dove invece questa Legge è assente, c’è contesa, rivendicazione, distruzione dell’eteros. Non si percepisce il carattere rozzamente materialistico di queste posizioni? In natura l’istinto organizza la vita da capo a piedi. Ma vale lo stesso per la vita umana? Non dovremmo forse imparare a ragionare al contrario? Pensare, per esempio, che tutti i genitori naturali dovrebbero guardare quelli adottivi per imparare cosa significhi donare se stessi in un rapporto senza alcuna continuità naturale, senza rispecchiamento. È così difficile capire che c’è padre e c’è madre, che c’è famiglia non perché c’è continuità di sangue o differenza anatomica degli organi genitali dei genitori, ma perché c’è dono, amore per l’eteros del figlio, assunzione di una responsabilità illimitata, esperienza incondizionata dell’accoglienza?

Massimo Recalcati (La Repubblica, domenica 31 marzo 2019)

 

Contro il materialismo

Che la smettano di dire che la famiglia è fatta da un uomo e da una donna, perché questa è una visione fondamentalmente materialista, difesa da quei cattolici che parlano sempre di spirito. Perché se il criterio dello stare insieme è semplicemente quello di mettere al mondo i figli, allora è il materialismo più bieco questo. Mentre lo stare insieme ha anche il significato di volersi bene, di dedicarsi a un’opera educativa. […] i figli sono figli non perché vai a letto con una donna e la donna va a letto con un uomo, sono figli perché li cresci, perché stai insieme [a loro], perché rispondi alle loro domande, perché stai attento ai loro bisogni. Questo significa “paternità” e “maternità”, da chiunque sia svolta.

Umberto Galimberti (Omnibus, LA7, 31 gennaio 2016)


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